PERCHÉ UNA DONNA NELLA NOTTE POLARE PUò DIVENTARE UN CLASSICO ANCHE IN ITALIA

perché abbiamo bisogno della natura

Ultimamente sono i funghi a essere tornati al centro dell’attenzione editoriale, da quelli microscopici a quelli edibili, basti pensare – per quanto riguarda il mercato italiano – a La via del bosco di Long Litt Woon edito da Iperborea, a Funghipedia di Lawrence Millman pubblicato dal Saggiatore o L’ordine nascosto: La vita segreta dei funghi di Merlin Sheldrake per Marsilio o – all’estero – a Günter Grass, Peter Handke, Tolstoj, Ionesco…

A proposito anche Keller ha tradotto un libro sui funghi. Ma non è né un romanzo, né un manuale per riconoscerli. Si tratta de Il fungo alla fine del mondo di Anna Lowenhaupt Tsing (trad. G. Tonoli), che una speciale tipologia di fungo a una riflessione sul presente e futuro della nostra civiltà. Un affascinante saggio di antropologia in cui il micete altro non è che lo specchio in cui riconoscere noi stessi e il rapporto che abbiamo instaurato con il pianeta.
Ovviamente nulla di tutta questa attenzione editoriale sarebbe pensabile se sconnessa da quel grande e giovane movimento che vuole prendersi cura del mondo in cui viviamo impegnandosi per il futuro di tutti, e che volenti o nolenti, consapevolmente o inconsapevolmente, ci influenza e stimola.
Eppure andando indietro negli anni ci sono stati veri e propri pionieri che hanno posto le basi del pensiero e della sensibilità ecologica che con urgenza stiamo riscoprendo.
Pensiamo a Henry David Thoreau e a quello che è considerato il padre dei grandi parchi americani e della difesa della natura d’oltreoceano: John Muir, di cui Keller ha pubblicato La mia prima estate sulla Sierra (trad. P. Mazzarelli).
Poi ci sono nomi considerati di culto in alcuni ambienti ma praticamente sconosciuti ai più. Uno di questi nomi è quello di Christiane Ritter che nel 1933 si mette in viaggio per raggiungere il marito nelle terre selvagge delle isole Svalbard per restare con lui anche durante il temibile inverno artico in una piccolissima capanna isolata e lontanissima da tutto e tutti a Gråhuken/Grohuk nella St. Andrée-Land. Qualche anno dopo regala a tutti noi un libro che da allora è diventato un vero e proprio classico e che non è mai mancato sugli scaffali delle librerie tedesche, nemmeno nei momenti più tragici.
Christiane Ritter è morta ultracentenaria il 29 dicembre del 2000, ma il suo libro non risente né nella scrittura, né nella sensibilità, né nelle intuizioni il passare del tempo. Anzi oggi è più attuale che mai. I suoi oltre ottant’anni di vita si azzerano e lo si può leggere e amare in tutta la sua attualità e freschezza. Il legame con la natura, la capacità di stupirsi, di vivere il tempo lungo e seguire un viaggio intimo incredibile, la capacità di affrontare le avversità e ancora una scrittura splendida e semplice che parla a tutti lo rendono un classico senza tempo e uno dei libri più amati dai lettori tedeschi anche oggi.

 

Ritradotto recentemente sul mercato inglese e americano, Una donna nella notte polare ci insegna perché abbiamo bisogno di una connessione con la natura. Lo ha ribadito recentemente dalle pagine dell’«Independent» anche la scrittrice Lucy Jones che definisce questo libro un “testo radicale e femminista”. 

 

E lo è! Perché dopo averlo letto la natura non sarà più come prima. Forse anche perché si percepisce pagina dopo pagina come questa sia stata l’esperienza fondamentale nella sua vita di donna e scrittrice, in grado di segnarla ma allo stesso tempo di fornirle gli strumenti adatti a fronteggiare le mille avversità che l’avrebbero attesa. Non dimentichiamo che siamo negli anni Trenta. Molto sarebbe accaduto di lì a poco…

 

 

Il testo è anche corredato di bellissimi schizzi realizzati dalla Ritter che nella vita è stata pittrice e va anche ricordato che quell’allora giovane donna ha viaggiato e scritto in un’epoca in cui erano ancora rare le donne viaggiatrici pubblicate e ancor più rare erano quelle che affrontavano esperienze estreme come questa. Eppure quella “casalinga” che di colpo si trasferisce in un luogo dove baie, coste e insenature portano nomi come – ed è tutto dire – “Anxiety Hook, Distress Hook, Misery Bay and Bay of Grief” (sempre dall’articolo di Lucy Jones) affronta ogni cosa con coraggio, paura, depressione, gioia, stupore… e ci parla col linguaggio di tutti noi regalandoci però immagini, profondità, stimoli incredibili. Scrive bene il «Time Magazine»: “Un libro semplice ma che vi lascerà a bocca aperta”.

 

 

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Christiane Ritter

Una donna nella notte polare

dal tedesco Scilla forti

Pagine 304, € 18
978-88-99911-75-1

Una meravigliosa autrice di nature writing. Alexandra Heminsley, autrice di Running Like a Girl

 

Il sorprendente e toccante memoir di Christiane Ritter di un anno nell’Artico negli anni Trenta è tanto un’esplorazione della psiche umana quanto un viaggio in uno degli ambienti più disabitati, difficili e magici della terra. Isabella Tree, autrice of Wilding: The Return of Nature to a British Farm

 

Straordinario. È un testo radicale e femminista che parla della sconnessione dal resto della natura che oggi stiamo vivendo a livelli senza precedenti. È difficile credere che sia stato scritto più di ottant’anni fa. Lucy Jones, Independent

 

Spettacolare … Straordinario. Un libro che colpisce profondamente, un memoir così erudito e così saggio è un mistero che sia stato fuori catalogo in inglese per mezzo secolo. New European Review

 

Evoca la raspa dello sciatore, il profumo del grasso che brucia e l’increspatura iridescente dell’aurora boreale… Sarah Wheeler, autrice di Terra Incognita: Travels in Antarctica

 

Un libro per chiunque ami i paesaggi sublimi e la prosa … Ritter riesce ad articolare tutta la terribile bellezza e il potere elementale di un inverno polare. Gavin Francis, autore dell’Impero Antartide Insolito, riflessivo, la sua bellezza sta nella semplice espressione di immensa esperienza interiore. Kirkus

 

Il suggestivo resoconto di un anno trascorso in una piccola capanna, mangiando carne di foca congelata, affrontando bufere di neve e celebrando la vigilia di Capodanno con succo di lampone e alcol chirurgico. Soprattutto, racconta il crescente amore di Christiane per l’austera bellezza di quei luoghi. Daily Mail

 

Un bellissimo racconto sulla decisione di una donna di andare a vivere per un anno nella regione selvaggia dell’Artico. Woman and Home, ‘Strong Women’

 

Se leggessi un solo libro ogni inverno sarebbe questo piccolo volume. È favola vera e straordinaria che canta le canzoni del vecchio Artico e lascia il tuo cuore squillare di gioia ghiacciata e selvaggia. Geographical

 

Bello … un racconto fresco e gioioso. The Riverside Bookshop

 

[Christiane Ritter] si è spinta fino ai propri limiti fisici, psicologici ed emotivi e ha raccontato tutto in una prosa assolutamente meravigliosa e meditativa. Posso rileggere ogni frase una dozzina di volte. All the Feminist Books

 

Conosco un sacco di persone che farebbero le valigie per vivere nell’Artico dopo aver letto questo libro. È così potente. Un classico della letteratura di viaggio ancora molto vivo e capace di creare un feeling speciale con i lettori come nessun altro. Un must-read! Elif the Reader (blog)

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