Nel misterioso e selvaggio Caucaso la guerra infuria da decenni. L’hanno scatenata gli zar di Russia per conquistare l’intera regione. Tra i combattenti c’è anche il potente imam Shamil che alla fine degli anni Trenta dell’Ottocento, sempre più braccato dall’esercito imperiale, deve capitolare di fronte all’assedio della fortezza di Akhulgo. Il piccolo figlio di otto anni, Jamalludin, è parte del prezzo della sconfitta: viene concesso in ostaggio allo zar come garanzia per l’avvio dei negoziati. Il giovane Jamalludin si ritrova così catapultato dalle sue vallate selvagge alla sfarzosa corte di San Pietroburgo dove impara il russo e viene cresciuto e educato in un mondo diverso ma pieno di opportunità. La nostalgia di casa, il fascino dell grande capitale russa e l’amore dividono l’animo del ragazzo che si trova così bloccato tra due culture e deve cercare la propria strada, una strada che inaspettatamente lo porterà di nuovo alla periferia dell’Impero. Romanzo storico, narrazione avventurosa, sguardo nuovo e diverso all’epoca della conquista del Caucaso e dello sfavillio della corte zarista, «Il figlio perduto» è un’opera affascinante che tratta in modo intelligente i temi eterni della guerra e della pace, del compromesso, dell’esilio e della felicità.

TRADUZIONE DAL TEDESCO ANGELA LORENZINI
COLLANA PASSI
PAGINE 320
FORMATO 14,5 cm X 21 cm
PREZZO € 19

ISBN 979-12-5952-169-9

LINGUA ORIGINALE TEDESCO
PAESE GERMANIA
EDIZIONE MARZO 2025

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LA REPUBBLICA, ROBINSON 09/03/2025
"Grazie a una scrittura semplice ma elegante, il lettore viene trascinato nelle drammatiche peripezie di un bambino strappato al suo ambiente natale, il Caucaso dilaniato da una lunga guerra (1817-1864), e costretto a crescere alla corte di Nicola I, in Russia. Olga Grjasnowa, nata nel 1984 a Baku, Azerbaigian, e trasferitasi in Germania nel 1996 all’interno di un contingente di rifugiati ebrei... rappresenta oggi una delle figure di spicco della letteratura migrante di lingua tedesca... "Il figlio perduto" è il quarto romanzo, e Grjasnowa non rinuncia ai propri temi: gli stereotipi, la convivenza in contesti culturali diversi, i limiti della libertà individuale, il rapporto con il potere, la menzogna come strumento. Ma qui opta per un affresco storico in cui collocare i dubbi, le paure e ripensamenti del protagonista. ... Jamalludin è solo con il suo dilemma: se è possibile restare se stessi o se bisogna sempre «scegliere un Paese e la lealtà a uno Stato solo». Gli episodi servono alla scrittrice per ricostruire una storia russa in filigrana. Nel testo risuonano in secondo piani molti nomi illustri (Dostoevskij, Bakunin, Potemkin), ma anche l’antisemitismo diffuso tra la popolazione. "Il figlio perduto" mantiene un dialogo costante con la letteratura russa, a partire da Chadži-Murat di Lev Tolstoj, incentrato sul luogotenente di Shamil, lo zar e lo stesso imam... ... la notevole capacità di Grjasnowa [sta nel] costruire un appassionante romanzo di sensazioni, intessuto con fitti dialoghi e scene funzionali al processo di crescita del protagonista. Per di più un romanzo sul Caucaso e la Russia non potrà mai essere solo un romanzo. Molte pagine si prestano infatti a essere lette come riflesso degli interrogativi che pone il presente".

Un romanzo storico che tratta della perdita e dell’appartenenza, due temi ancora oggi molto importanti. SR 2 KULTURRADIO

La cultura nasce dalla mescolanza; chi può ancora dubitarne quando legge Olga Grjasnowa? STUTTGARTER ZEITUNG

Non si dovrebbe parlare della Cecenia, del Daghestan e della situazione nel Caucaso in generale senza aver letto «Il figlio perduto» di Olga Grjasnowa. DIE PRESSE

Un grande romanzo, accattivante e pieno di saggezza. ARD TTT

autrICe

Olga Grjasnowa è nata nel 1984 a Baku, in Azerbaigian. Ha vissuto a lungo in Polonia, Russia, Israele e Turchia. Per il suo romanzo d’esordio «Tutti i russi amano le betulle» (Keller, 2015) ha ottenuto il premio Anna Seghers e il premio Klaus-Michael Kühne. Per Keller è apparso anche «Dio non è timido».