Descrizione
Un artista di immensa levatura. LÁSZLÓ KRASZNAHORKAI
Un grande autore che non finisce mai di commuovermi ed entusiasmarmi. CLEMENS MEYER
Evoca la prosa luminosa di W.G. Sebald. THE NEW YORK TIMES
Tra le figure più significative – della prosa e della poesia – di tutta la Germania del Dopoguerra, sia Est sia Ovest. JOSHUA COHEN
Le femmine e Vecchio scorticatoio di Wolfgang Hilbig sono poesia in prosa, capolavori che scaturiscono dalla fusione profonda di malinconia e memoria di un’epoca diabolica come il Novecento tedesco – una fusione che non viene descritta, ma mostrata per indizi in una lingua sinestetica e allusiva a cavallo tra Joyce e Strindberg. Ne emerge un mondo infernale di fabbriche e miniere dismesse, femmine sudate e animali scuoiati che rievoca come nessun altro lo sgretolamento del blocco socialista.
Wolfgang Hilbig (1941-2007) è uno dei maggiori scrittori tedeschi del Novecento. Cresciuto dalla madre e dal nonno analfabeta a Meuselwitz, un paesino della DDR, si guadagna da vivere in fabbrica come fuochista per dedicare ossessivamente ogni ritaglio di tempo alla sua passione: scrivere. Osteggiato dalla censura, riesce a far pubblicare una prima raccolta di poesie nella RTF (Germania Ovest), seguita da racconti e romanzi che riscuotono un grande successo di critica e gli valgono tutti i principali premi letterari tedeschi, tra cui il Georg-Büchner-Preis.
Nel 1985 si trasferisce nella RTF grazie a un permesso di espatrio temporaneo che fa scadere senza tornare nella DDR (Germania Est). Dopo la Riunificazione si sposta a Berlino con la moglie Natascha Wodin, da cui in seguito si separa. Muore alcolizzato a Berlino a sessantasei anni.
I sette volumi delle opere complete sono editi in Germania da S. Fischer. Le femmine (1987) e Vecchio scorticatoio (1991) sono unanimemente considerati tra i suoi capolavori.